«Toga rossa», «giudice di sinistra», «magistratura politicizzata». Espressioni utilizzate innumerevoli volte, contestate e respinte altrettante, dibattute, giudicate, censurate, bandite. Sempre e comunque? Forse no.
Con una recente pronuncia del 27 settembre scorso, la Corte d’Appello di Milano, chiamata ancora una volta a decidere una causa di presunta diffamazione amezzostampa azionata in primo grado da oltre quaranta magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, difende l’operato del giornalista, del direttore responsabile e della società editrice, riaffermando i confini del corretto esercizio del diritto di critica, ispirato ed uniformato ai principi informatori della Costituzione italiana e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).